Giovanni 3:16


L'uomo carnale ha di che vantarsi, della sua posizione nella società, dei beni e ricchezze e, anche, della sua intelligenza; siccome ha un cuore superbo e altero, si crede un dio, capace di ogni cosa, solo la morte è il suo freno.

Molti conoscono Dio solo da un punto di vista umano perché sono cresciuti in un ambiente religioso o hanno fatto studi per la propria curiosità, perciò si comportano con un certo timore e fanno visibilmente opere buone.

Il nostro Maestro ha detto chiaramente chi sono i suoi discepoli. Non quelli che vanno regolarmente ai culti (non che sia sbagliato, anzi), non quelli che studiano la Bibbia (anche questo è bene), nemmeno quelli che dicono di essere di Cristo, non gli ammiratori entusiasti di Cristo (anche questo non è un male), ma veri discepoli sono solo quelli che vivono praticamente la Parola di Dio e seguono Gesù ogni giorno portando ognuno la propria croce.

"Diceva poi a tutti: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua" (Luca 9:23).

Cos'è la croce da portare? Una malattia, la povertà, la persecuzione? La chiave sta nelle parole "rinunzi a se stesso". La croce oggi nel mondo è diventata a volte un monile, un gioiello, a volte un adesivo su una macchina, ma per quel tempo la croce era più che un simbolo, ma una realtà di morte e di morte ignobile.

Spesso si fanno discussioni se Cristo sia morto su una croce o su un palo; per alcuni è diventata una moda appenderla al collo o alle orecchie come un oggetto di valore mentre per altri è segno di appartenenza da esporre nelle loro case, nei luoghi di lavoro, ecc.

Paolo in questo verso (Gal. 6:14) non si riferisce allo strumento di morte dove fu inchiodato fisicamente Gesù, ma si riferisce al tipo di morte violenta di Gesù il Cristo. La croce era una maledizione, uno strumento di maledizione, infatti Gesù divenne maledizione per noi essendo appeso alla croce o al palo (Gal 3:13).

Per Paolo la verità è che Cristo ha portato sul Suo corpo tutti i nostri peccati. Egli ha patito per noi il dolore, le fatiche, le nostre afflizioni. Egli veramente era uomo; essendo Dio si è abbassato alla nostra statura perchè ha voluto sacrificarsi per pagare il prezzo del riscatto per tutti noi. Cristo appeso a quello strumento di morte divenne il prezzo del riscatto della nostra vita sulla morte: "ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce" ( Col 2:15).

La croce implicò che Cristo rinunciasse a sè stesso, rinunziare a sè stessi vuol dire rinunciare a mettere il nostro io al centro della nostra vita e accettare, invece, di mettere Dio al centro della nostra vita. Vuol dire rinunciare ad una vita vissuta come la vive il mondo, senza conoscenza di Dio e di accettare di vivere seguendo Dio e il Suo Cristo, amando il prossimo, andando contro corrente di questo mondo, mettendo il bene degli altri prima di noi stessi. Ma vivere così ci espone alla sofferenza, cioè alla croce. Non è facile mettere a morte il proprio io, ma solo così possiamo seguire l'esempio di umiltà di Gesù.

Gesù annullò il proprio io fino al punto di morire per noi. Preferì rinunziare alla gloria del cielo per vestire panni umani e soffrire nell'esperienza umana per amore verso di noi, per darci un'avvenire e una speranza.

"... il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, (il proprio io) ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce" (Filip 2:6-8).

L'uomo spirituale, che è stato generato dallo Spirito di Dio, non ha nulla di che vantarsi di questo mondo, egli ha riconosciuto per mezzo di Cristo che era un uomo morto ed è rinato a vita nuova per volontà di Dio e non sua, ha una nuova mente ed è mosso dallo spirito che abita in lui, ama, spera e agisce non sotto il dominio delle passioni del mondo; non ha più solo fiducia in sè stesso, sapendo che la carne è per un tempo e ogni cosa dipende da Dio; ha il solo proposito di comprendere la piena volontà di Cristo, offrendo il vero culto di adorazione per mezzo dello Spirito di Dio e in piena fiducia che Dio è potente da salvare non secondo la giustizia personale derivante dalla carne, ma secondo la fede che viene da Cristo.

"Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo". Il vanto della croce avviene quando siamo sulla croce così che possiamo dire il mondo è morto per me, ed io sono morto per il mondo. "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Galati 2:20).

Quando Cristo è morto, noi - che abbiamo creduto nel Suo Vangelo - siamo morti. Il significato glorioso della morte di Cristo è che quando Lui è morto, tutto ciò che gli appartiene è morto con Lui. La Sua morte per noi, diventa la nostra morte quando siamo uniti a Cristo dalla fede.

Noi siamo vivi nella carne come nuove creature quando il nostro vecchio "io" ribelle e miscredente è morto sulla croce con Gesù ed è il nuovo "io" di fede che vive. Siamo una nuova creazione vivente per mezzo di Cristo.

Dio ci lega a Suo Figlio tramite la fede e, quando lo fa, c'è un'unione con Gesù in modo che la Sua morte diventi la nostra morte e la Sua vita diventi la nostra vita.

Cristo si è sacrificato per i nostri peccati e ci ha tirati spiritualmente fuori da questo mondo malvagio, spiritualmente siamo nel regno di Dio e abbiamo eliminato l'attaccamento a questa vita, non siamo più schiavi e non serviamo più al peccato. Ogni cosa è fatta in Cristo e per Cristo, il nostro Dio ci costringe nel Suo amore in spirito a non vergognarci del Vangelo di Salvezza.

Siamo vincitori non per nostra volontà, ma per la fede di confessione che facciamo nel proclamare che Cristo Gesù è il Figlio di Dio Padre per la salvezza di tutti. Amen.




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